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L'Italia sta affondando?

Foto di hmauck da Pixabay 


Ieri sera, parlando con un'amica via Skype, è scattato il “lamentela-time”
Cos'è il lamentela-time? E' quel momento in cui, quando un'amica ti chiede come va e tu non hai grossi problemi con il fidanzato, infiltrazioni preoccupanti in casa o cene di gala in vista con tanto di menù da stilare, non resta altro che passare alle lamentele sulla situazione economica traballante e su quella lavorativa in perenne funanbolismo.
Insomma lamentele di noia che però, alla fine, ti portano a focalizzare la tua attenzione su problemi per niente futili che normalmente trascuri per calamità ben più futili ma imminenti.

Così ti dimentichi del lavoro precario, del contratto che farebbe ridere un cinese (sì ok, ho esagerato), dello stipendio che comunque non basta, delle ferie non pagate e che ti tocca recuperare, della malattia che se ti ammali sono cazzi tuoi e della parola TFR che solo al nominarla si scatena la risata tipica delle sit-com americane, quella del pubblico che tu non lo sai ma è lì a guardarti e a prenderti per il culo!

"E' vero", pensi tra te e te, "La mia amica ha ragione, dovresti pretendere di più", ma si fa presto a dirlo quando si vive fuori dall'Italia e quei 5 minuti di telegiornale che riesci a guardare, forse una volta al mese quando torni qui, non riescono assolutamente a dare la percezione di come l'Italia assomigli sempre di più a una barca che sta affondando e temi non sia dotata di scialuppe di salvataggio!
Uomo in mareeeee!

Eh sì, l'unica cosa che ti viene in mente di fare è abbandonare l'imbarcazione destinata a inabissamento certo!

Ma poi pensi, ma perché me ne dovrei andare?
Qui ho la mia famiglia, i miei amici, questo è il mio Paese e io ne sono fiera!
Sono fiera della nostra storia dell'arte, della nostra cucina, del nostro vario e strabiliante territorio, sono fiera della nostra cultura fatta di calore e simpatia e sono fiera della nostra lingua così articolata e complessa ma dettagliata e variopinta.

Però ci sono anche delle cose di cui non sono affatto fiera.
Mi piange il cuore a dirlo ma la cosa di cui meno sono fiera non è la nostra classe politica bensì sono gli Italiani.
Sì, lapidatemi pure ma è inutile raccontarsi balle.
Gli italiani sono diventati un popolo che si è abituato a seguire il cattivo esempio e il mal costume. In un paese dove dall'alto ci fregano abbiamo imparato a vivere fregando il prossimo.
Vedendo una classe politica che fa schifezze ci siamo adeguati e non abbiamo più senso civico, senso del dovere e, ahimè, nemmeno senso del pudore.

Si può dare la colpa a chi sta ai vertici? Forse sì. 

Ma gli Italiani non sono un popolo di idioti o di caproni. 
Nel DNA portiamo i geni di Leonardo da Vinci, Dante Alighieri, Antonio Meucci, com'è possibile che ci siamo piegati così al lassismo? 
Perché non crediamo più in noi e nella nostra Italia al punto da ribellarci? 
Perché siamo diventati della stessa pasta di coloro che critichiamo?
Non neghiamo, noi per primi ci siamo adeguati, mal volentieri o no, a quest'Italia che ha perso la speranza di sembrare credibile e che ha tolto ai giovani (la linfa di un paese) la possibilità di progettare, costruire e sognare.
Io non credo che si possa cambiare il mondo o andare contro ai poteri forti, non sono una rivoluzionaria da spranghe e bastoni ma credo nella rivoluzione dentro di noi.
Credo nel cambiare il nostro modo di pensare e di agire cominciando dalle piccole cose quotidiane, ribellandoci alle schifezze che ci vengono propinate come normali o accettabili.

E come diceva un uomo che di certo non ha cambiato il mondo ma di sicuro ha fatto tanto del bene, (mica per niente è stato praticamente martoriato quando era in vita):

If You Wanna Make The World 
A Better Place
Take A Look At Yourself 
And Then Make A Change

(Michael Jackson – Man in the mirror)



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