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Si parla di

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Il cantastorie

Foto di Florin Radu da Pixabay 



"A mille ce n'è
nel mio cuore di fiabe da narrar (da narrar).
Venite con me
nel mio mondo fatato per sognar…(per sognar)"

Se ascoltate bene, mentre lui parla, in sottofondo, potrete sentire questo motivetto.


Il cantastorie, altrimenti detto quello che spara una marea di cazzate, è una figura tradizionale del genere maschile, largamente diffusa nella cultura degli sfigati e/o patetici. Egli va in giro per le strade e le piazze (perché all'aperto le balle rimbalzano meglio) raccontando con il canto storie popolari spacciate per vere.

Ok, magari il canto ce lo risparmiano ma ci sono certi cantastorie in giro da premio Nobel!

Vi vado a illustrare tre delle peggiori categorie di cantastorie:  

Il gradasso

Le storie narrate da questo cantastorie sono prevalentemente incentrate su avventure e valorose gesta compiute dal narratore stesso, atte a dare di lui un'immagine notevolmente superiore alla media.
Vi racconterà di quanto fantastica sia la sua vita, di quanto sia il più ganzo del suo ufficio, delle meravigliose prospettive di carriera che lo attendono e di quanto ci sappia fare con le donne. Voi rimarrete affascinate dal quadro dipinto dalle sue parole, salvo poi scoprire che l'80% di ciò che vi ha detto è bellamente inventato; ma questo lo scoprirete solo quando inizierete a entrare nella sua vita e vi renderete conto che la realtà è ben diversa.

Morale della favola

Più uno se la canta e meno se la sa suonare.  
Ovvero: il più delle volte quando uno si vanta tanto, sta semplicemente descrivendo la vita che vorrebbe avere, povero sfigato!

Il romantico 

Vi narrerà la storia di due innamorati che né il tempo né le difficoltà hanno saputo separare, di quanto il loro rapporto possieda qualcosa di magico scritto nelle stelle e di come i due innamorati saranno legati per sempre da un filo invisibile.
Quando capirete che questa fiaba parla di voi due penserete “E' fatta! E' innamorato di me, ora ci metteremo insieme e vivremo una fiaba scandita dalla magia delle stelle.”
Come no!
Se sembra troppo bello per essere vero probabilmente lo è (cit.).

Morale della favola

Chi sa fare fa, chi non sa fare ne parla e basta.
Ovvero: il soggetto in questione non è innamorato di voi ma dell'idea di esserlo. Si immagina questo rapporto speciale e si nutre di questo sogno ma nel momento in cui dovrà portarlo nella realtà comincerà a tergiversare perché la verità è che non è capace di costruire un rapporto né che corrisponda ai suoi sogni né che trovi posto nella realtà. Perciò non credetegli. Mai.

Il depresso

Egli gira per le piazza narrando storie tristi di vita crudele, di infanzie difficili, di sofferenza profonda. Racconta di un uomo che non sapeva più amare a causa delle sofferenze infertegli. Narra di quanto egli provi ad abbattere i muri che la vita gli ha creato intorno ma senza risultati. Spiega di come quest'uomo, arreso di fronte al suo triste destino, accetti di convivere con se stesso in solitudine.
Una lacrima solca il vostro viso e pensate a quanto debba essere triste la sua vita. Il vostro istinto materno, o di crocerossina, o di sadica masochista, vi farà passare per la testa un solo pensiero: io lo salverò! 
Bene, libere di provarci, ma sappiate che qualsiasi tentativo sarà del tutto vano.

Morale della favola

Chi vuole smettere di nuotare nel fango, si alza ed esce dallo stagno.
Ovvero: ci sono persone che si crogiolano nel loro dolore per giustificare i loro comportamenti nei confronti degli altri. “Tu hai ragione se vuoi che io esca dalla tua vita, io purtroppo, con me stesso, sono costretto a conviverci”.
Vi rendete conto da sole di quanto sia patetica questa frase no? Ecco allora non cascateci!
I problemi, l'infanzia di merda, le sofferenze le abbiamo passate tutti, chi più e chi meno, solo che c'è chi alza il culo e si rimbocca le maniche e chi preferisce auto giustificarsi a fare la povera vittima.


In ogni caso io vi consiglio di ascoltarli i cantastorie, vedere l'impegno e la creatività che ci mettono sarà commovente....sì, vi farete di sicuro delle "storiche" e  risate!

"Non serve l'ombrello,
il cappottino rosso o la cartella bella
per venire con me…
Basta un po' di fantasia e di bontà, e di bontà".



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Commenti

  1. Ah ah....compimenti...post fantastico!!!!quanti cantastorie ho conosciuto nella mia vita....almeno un paio per categoria!

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  2. io ho trovato il cantastorie romantico cosa succede? Vinco la pirofila almeno?!?

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  3. Io ho conosciuto un "Gradasso " e quando gli ho detto che raccontava
    bugie mi ha fatto passare per
    stronza con il resto del mondo:)

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  4. AAAAhhhhh! Io detesto il depresso! Uomo o donna che sia, quello che si piange addosso non lo reggo proprio! Dopo 2 minuti mi sta sulle palle, dopo 5 mi incazzo, dopo 10 lo mando a quel paese e cancello il suo numero dalla rubrica, se mai lo avessi salvato.
    Secondo me il depresso potrebbe anche essere detto "il manipolatore".

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  5. Eh...
    A volte si incontra pure qualcuno che è tutti e 3 insieme, TOMBOLA :)
    Bah guarda veramente, io non so più cosa pensare, regola, eccezioni, "tutto è relativo", sentimenti, razionalità, azioni, reazioni, post-azioni e post-reazioni, io ormai ci sto perdendo ufficialmente la testa ed ero arrivata alla conclusione che se anche c'è 1 solo, unico, grande problema irrisolvibile in una marea di cose positive forse è comunque il caso di tagliare, perchè quel problema se nessuno lo vuole davvero risolvere non si risolverà mai.
    E poi?
    E poi non lo so, non so nemmeno io che devo fare, a volte mi sento un'idiota, a volte penso A a volte penso B e nell'indecisione, non so da che lato buttarmi

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  6. Ho avuto il "grande piacere" di incontrare un esponente per ogni categoria: non ho ancora capito a chi dare il premio come "il più fastidioso"!

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  7. CogmoGirl, ho un premio per te!

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  8. lascio un saluto...

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  9. Hai dimenticato "il timido", quello che fa uno sproloquio su quanto sia importante rispettare i tempi e non avere fretta sulla "prima volta", che veste i panni del romantico fino a rivestire i panni del depresso ed esordire con il suo "ti amo ma non ti merito"... :)

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  10. @sulsecondobinario: questo è deprimente...per il calcolo delle probabilità vuol dire che ce n'è in giro più di quanti credessi...!!!

    @Daniela: no vinci una bambolina voodoo a forma di cantastorie, così per divertirti un po'! ;)

    @Filippo: :D

    @jessica: nooo come hai osato infrangere il mondo di cristallo in cui vive??!! Il bello è che a quelle storie lui ci crede!!

    @Redazione: mmm interessante, perché manipolatore?

    @M.I.: azz tutti e tre insieme son guai grossi! Secondo il mio modesto parere quando arrivi a pensare A e poi B e poi ancora A stai ufficialmente perdendo te stessa, urge solitudine forzata per riprendere padronanza di sè stesse e di ciò che riteniamo giusto o sbagliato e di ciò che è accettabile oppure no.

    @Claudia: che culo!! Secondo me il più fastidioso è il romantico perché è subdolo e ti illude.

    @Darjo: Ciao e benvenuto! :)

    @Marta Traverso: buahauahuahaua pateticità allo stato puro!!

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  11. A volte parlare di cose che si "temeva" affrontare è positivo, ci si scanna, ci si ammazza, "ho ragione io", "no ho ragione io", vaffancul"i" storici, quasi si rischia di perdersi, però poi funziona...
    funziona perchè ognuno dei 2 sa che in realtà si ha un po' torto e un po' ragione da entrambi i lati...
    e dopo le sfuriate le prese di posizione stupide e da adolescenti (direi neonati) svaniscono per lasciare posto a un comportamento più riflessivo, soprattutto sulla base delle cose che ci si è detti durante le sfuriate....anche i "non ti voglio vedere mai +", anche i "la mia pazienza ha un limite e tu l'ha pure valicato", anche i "non voglio sapè + niente".....
    sembra ridicolo ma è così, ovviamente SE si vuole e SE c'è tutto quello che ci deve essere perchè tutto questo possa essere usato in maniera costruttiva......che dici?

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  12. I confronti, a parer mio, sono sempre e solo positivi, accrescono le persone e i rapporti. La cosa importante è che da parte di entrambi ci sia la voglia di avere dei confronti costruttivi e non mirati solo ad affermare le proprie ragioni senza intravedere il punto di vista dell'altro.

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