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Si dice che “Chi lascia la strada vecchia per la nuova sa quel che lascia ma non sa quel che trova”.
Un mio caro amico, tempo fa mi fece riflettere sul fatto che i proverbi contengano della grandi verità ed è per questo che sono arrivati illesi dal tempo fino a noi. Si sono forgiati negli anni, nell’esperienza e negli errori altrui.
E così forse lo scopo di questo proverbio è quello di insegnarci a riflettere bene prima di mollare una strada, probabilmente perché il Signor Proverbio sa bene che siamo degli eterni insoddisfatti, che ciò che abbiamo non ci basta mai e che solo quando non lo abbiamo più ci rendiamo conto di quanto valesse per noi.
Il Signor Proverbio, secondo me, mi sta dicendo che devo conoscere quello che lascio ed essere pronta alla sorpresa di ciò che troverò.
Io lo leggerei anche come “Devi sapere bene quello che stai lasciando cosi da non avere rimpianti e allora sì che ciò che arriverà dopo sarà sorprendente”
Sono pazza? Ho completamente stravolto un proverbio secolare? Forse sì, o forse è giusto che ognuno ci veda ciò che ci vede.
Scomponendo la mia teoria si deducono le seguenti considerazioni:
“Devi sapere bene quello che stai lasciando”: abbandonare un percorso, una casa, una persona, un lavoro è un atto che dobbiamo compiere dopo un’attenta considerazione. L’impulsività è una cattiva consigliera! Bisogna valutare con razionalità che cosa abbiamo e se davvero non ci sta bene.
“Così da non avere rimpianti”: se alla luce di fatti, prove e svariate dimostrazioni non è ciò che desideriamo allora potremo essere sicuri che la scelta migliore sia “lasciare la strada vecchia”. Sapremo con certezza che non potremo mai rimpiangere qualcosa che non ci stava bene, che non ci rendeva felici, che non era fatto per noi.
“Allora sì che ciò che arriverà dopo sarà sorprendente”: se ciò che abbiamo lasciato ci rendeva infelici qualsiasi cosa sceglieremo dopo, innanzitutto la sceglieremo con una consapevolezza in più, e cioè sapendo che cosa evitare e inoltre saremo pronti ad accogliere “la strada nuova” che potrà solo essere migliore di quella vecchia.
A volte il processo che ci porta a capire che dobbiamo abbandonare una strada è lungo e pieno di sofferenza, a volte la decisione è difficile e la rimandiamo perché non riusciamo a trovare il coraggio per prenderla ma questo significa crescere.
Con gli anni dobbiamo imparare a non accettare più passivamente ciò che ci troviamo davanti ma dobbiamo raggiungere la consapevolezza di ciò che è bene per noi e di ciò che non lo è e trovare da qualche parte il coraggio per cambiare strada, per chiudere una porta, per lasciarci alle spalle ciò che riteniamo sbagliato per noi.
Magari anche la strada nuova potrebbe rivelarsi dissestata, con delle buche e qualche salita ma tutto sta nel capire se è la strada che meglio si adatta a noi, con i suoi percorsi facili e con quelli difficili, e nell’accorgerci se è la strada che ci porta dove noi davvero vogliamo arrivare.
Quand’è così saremo pronti ad affrontare qualsiasi difficoltà e ad accettare qualsiasi compromesso perché è la “strada nuova” che noi abbiamo scelto e vanteremo un navigatore di tutto rispetto: il nostro cuore!
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Mi ci ritrovo in pieno in questo tuo post!
RispondiEliminaQualche mese fa ho lasciato una strada vecchia ed ora che sono sulla nuova non ho ne' rimpianti ne' rimorsi...e le difficolta' che trovo su questa nuoa strada cerco di affrontarle come opportunita'...
:-)
Ametista
Mi fa molto piacere che tu ti sia ritrovata nelle mie parole!
RispondiEliminaComplimenti per il coraggio di aver lasciato la strada vecchia e ti faccio tanti auguri per la tua strada nuova! :)
Mi chiedo se la parte migliore non sia proprio la strada dissestata... occasioni per metterci alla prova, vedere qualche nuovo pezzettino di mondo e dell'animo umano? Di mio sono stata felice di essermi lasciata spezzare il cuore da chicchessia, piuttosto che lasciarlo custodire sotto formalina da chi non lo apprezzava!E brava Ametista!
RispondiEliminaHai ragione Billa, io credo che sia tutta vita. Meglio viverla, meglio scegliere, meglio affrontare che lasciarsi scivolare tutto addosso!
RispondiEliminaMeglio i rimorsi o i rimpianti?
RispondiEliminaMah difficile dirlo così su due piedi. Tenderei di più a dire che sono meglio i rimorsi. Meglio aver fatto che avere il rimpianto di non aver tentato. La vita non va vissuta passivamente quindi piuttosto meglio sbagliare e poi imparare, anche se fa male.
RispondiEliminaPerò poi dipende dal caso specifico.
Il problema è quando non siamo noi a scegliere di lasciare una strada. Ad ogni modo credo si lasci sempre sia qualcosa di buono, sia qualcosa di male. Per questo fare o subire una scelta è difficile e riprendersi richiede moooOOOOOooooolto tempo! La delusione è tanta, ma la nuova strada ci darà una mano a farcela dimenticare, o almeno si spera!
RispondiEliminaSì, credo proprio che sia così. Ogni decisione ci porta a "perdere" in qualche modo qualcosa. Bisogna vedere se quello che ci guadagnamo è di più di quello che perdiamo.
RispondiEliminaQuando non siamo noi a scegliere...beh è dura accettare una scelta imposta soprattutto se noi non avremmo mai lasciato quella strada. Se invece anche noi abbiamo notato delle "indicazioni" che ci dicevano di cambiare direzione, allora dovremmo concentrarci su quelle motivazioni.
Un abbraccio e bevenuta nel blog!
Grazie mille, per me è un piacere! Sto cercando di familiarizzare con i feed, sennò mi perdo le risposte!
RispondiEliminaAnche per me è un vero piacere! Se hai bisogno di aiuto chiedimi pure!
RispondiEliminaBaci
Per il cambiamento serve coraggio, chi ne ha cambia, avventatamente o ponderatamente ma cambia accettando il rischio che comporta, chi non ne ha trova mille giustificazioni e non cambia mai nulla.
RispondiEliminaNel momento in cui una persona anche solo valuta di cambiare qualcosa è perchè l'insoddisfazione si fa sentire. Ma perchè si fa sentire l'insoddisfazione anche quando apparentemente non c'è nulla che va male? Natura umana? no...credo che di fondo abbiamo nel dna sia il seme dell'infelicità che quello della felicità, ma la noia che ci fa pensare e il dolore che si è provato nell'aver vissuto disavventure e delusioni, innaffia solo il seme dell'infelicità...
Hai ragione, non so perché ma abbiamo sempre più la tendenza verso la negatività...quelli che riescono a essere positivi sono davvero pochi e forse sono quelli che si fanno meno domande...
RispondiEliminafarsi domande non è un male...sono le risposte che ci diamo a far male tutt'al più.
RispondiEliminaE' una nostra scelta l'essere felici o meno, dire che la nostra felicità dipende dagli altri è solo una scusa: è come non volersi assumere la responsabilità delle proprie azioni e scelte.
Talvolta qualcuno ci mette i bastoni tra le ruote,..ma basta un po' di coraggio per affrontare il problema e continuare a vivere felici.
La positività è solo questione di atteggiamento, come la postura che si tiene nel sedersi o camminare...questione di abitudine :)
Interessante teoria quella della postura...non so...a volte però quando le persone a cui tieni ti feriscono la felicità è un po' dura da mantenere...
RispondiEliminaAssolutamente vero quel che dici Cosmogirl, e ti aggiungo questo: ringrazia quei momenti di tristezza, perchè saranno quelli che ti faranno accorgere della felicità...e sarai solo tu a decidere quanto tempo farla durare :)
RispondiEliminaChe bell'articolo,mi trovo proprio in un momento come questo che descrivi
RispondiEliminaGrazie Primavera e benvenuta!
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