Foto di Manfred Antranias Zimmer da Pixabay
In ogni rapporto c’è sempre un limite oltre al quale non è
più possibile tornare indietro.
A volte quel limite è quando inizi a provare qualcosa per
una persona, amore o affetto sincero, dopo non puoi più tornare indietro e
smettere di provarlo.
O forse sì? Forse c’è qualcosa che rompe i rapporti in modo irreparabile, forse c’è un limite, in senso negativo, che una volta oltrepassato è impossibile tornare indietro e sistemare le cose?
Credo che per ognuno questo “limite” abbia un significato
diverso. Per alcuni è un tradimento, per altri basta una bugia che rompe la
fiducia, per altri ancora è il non sentirsi capiti nel momento del bisogno, per
altri è vedere egoismo da parte di chi vorresti invece ascoltasse il tuo
dolore.
Per me ci sono molti limiti, non ho mai fatto mistero di
essere una che scava e vede, purtroppo, le motivazioni più nascoste che
spingono una persona ad agire in determinati modi e quando vedo che le
motivazioni non sono nobili, non ci metto molto ad allontanarmi perché nella
mia vita le caselle disponibili per le persone tossiche sono finite.
Sono sempre stata una che dava mille e una possibilità di
redenzione, senza dimenticare per carità, ma la possibilità di dimostrarmi che
mi sbagliavo la elargivo fin troppo generosamente.
Fino a quando ho smesso di pensare di sbagliare. Fino a
quando ho capito che, contrariamente a quello che gli altri volevano farmi credere
per tirare l’acqua al loro mulino, io non avevo niente di sbagliato, non ero
psicopatica, non ero pazza, non ero problematica, non ero strana e non ero
sbagliata.
Così ho iniziato a ridurre le possibilità concesse a chi
decideva di non avere rispetto per ciò che gli donavo.
Del resto se facessimo entrare qualcuno in casa nostra e
questi ci cagasse in mezzo al soggiorno, negando di averlo fatto o incolpandoci
del suo gesto e mentre noi gli indichiamo l’enorme escremento in mezzo alla
stanza, iniziasse anche a prenderne manciate e a lanciarle sui muri, come se
non bastasse il danno già fatto, cosa faremmo? Gli diremmo che può restare? O lo
accompagneremmo più o meno garbatamente verso l’uscio? E soprattutto lo inviteremmo
a tornare?
Ecco questa è una metafora che tengo bene a mente quando
qualcuno pensa di approfittarsi della mia “ospitalità” nella mia vita, quando
qualcuno, anziché apprezzare quello che sto dando, pensa di potersi prendere il
lusso di trattarmi come non merito o quando pensa che in qualunque modo si
comporterà non ci saranno delle conseguenze.
Quindi sì, esiste un limite che può essere varcato. Come nel
bene, quando a un certo punto decidi di lasciarti andare ad un rapporto e dare
la tua fiducia, le chiavi della tua casa, a qualcuno e come nel male, quando le
azioni di una persona diventano talmente irrispettose da essere come un grande
escremento in mezzo al soggiorno e per cui le chiavi della tua casa le rivuoi
indietro seduta stante.
Grazie per aver dedicato del tempo per creare un blog così utile
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