Foto di Fathromi Ramdlon da Pixabay |
Da quello che mi sembra
di capire, qui il mondo si divide in buoni e cattivi.
Non sto parlando del giudizio che riguarda le azioni caritatevoli o le azioni meschine bensì mi riferisco al carattere che contraddistingue una persona nella sua particolarità.
E' pensiero comune che ci siano le persone buone che sono quelle tranquille, che non si arrabbiano mai, sempre pronte ad abbassare la testa, a lasciar correre e a porgere l'altra guancia (che poi sarà vero che ce ne sono?).
E poi ci sono i cattivi, quelli che hanno un carattere ben condito con
aglio, olio e un'abbondante spruzzata di peperoncino, che si
infiammano facilmente, che non mandano a dire le cose che pensano, belle o
brutte che siano, e che non perdono occasione per farsi rispettare.
Io che fin da ragazzina sono stata immediatamente assegnata alla classe di
demerito a causa del mio carattere tutt'altro che facile, mi interrogo sulla
differenza tra i due aggettivi sopra descritti e non posso non pensare che la
bontà o la cattiveria risiedano nell'animo delle persone e non nel
carattere.
Se una persona è buona riesce a provare emozioni di fronte a un bambino che sorride, riesce a sentire dolore di fronte alla sofferenza altrui, perfino di fronte a quella degli estranei, e non perde occasione per mostrare compassione a coloro che si trovano in difficoltà.
Il fatto che poi però se mi schiacci i
piedi mi girino i coglioni, mica significa che non sono una persona buona!
Se una persona si arrabbia di fronte a un suo bisogno inascoltato, da parte
di chi dovrebbe sempre tenere le orecchie bene aperte, se non da ragione a una
persona solo per amore della pace ma cerca il chiarimento onde evitare problemi
futuri, se non giustifica sommariamente l'egoismo altrui, questo non significa
che sia una persona cattiva.
Cattivo è colui che è insensibile di fronte ai bisognosi, colui che per il
suo personale interesse è capace di calpestare anche il suo stesso sangue,
colui che non sa dire una parola buona a nessuno.
Ma ecco in arrivo il però.
Io che mi sono presa volentieri il diploma di acida più volte, ho capito che quello che siamo molto spesso dipende da chi abbiamo davanti.
E' innegabile, ci sono persone che riescono a
tirare fuori il meglio di te e persone che
riescono a far emergere il tuo lato peggiore. Quando? Quando ti
devi difendere!
Chi ha un carattere “peperino” come il mio sa bene che
molto spesso questo lato viene fuori quando ci sentiamo attaccati, quando
pensiamo che qualcuno ci stia calpestando, o peggio ancora, quando una persona
ci fa soffrire.
E allora mi chiedo: il problema è buoni o cattivi oppure compatibili o
incompatibili?
Può essere che delle persone, per quanto con le migliori intenzioni del mondo, non siano destinate a mantenere dei rapporti? Oppure dovremmo tutti sforzarci di diventare Madre Teresa di Calcutta versione 2.0?
Ok che bisogna smussare i lati peggiori del carattere ma smussa di qua e
smussa di là alla fine cosa diventi? L'ombra di te stesso? O l'ologramma dei
desideri degli altri?
Io credo che avere personalità sia un dono e credo anche che trovare
qualcuno che ci ami per quello che siamo sia l'equivalente del
tesoro che cercano i Pirati (notoriamente inesistente? Bah!), quindi va bene
mettersi a fare i falegnami e arrotondare gli spigoli ma attenzione a non
trasformare un armadio in un comodino!
Mi sono capita, no?
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